IRAMA, Intervista by Error3

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view post Posted on 21/3/2016, 12:25     +3   +1   -1

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Oggi conosciamo meglio Irama, un giovane artista reduce dalla partecipazione all'ultimo Festiva di Sanremo, dove ha presentato la canzone "Cosa resterà" nella categoria Nuove Proposte.

irama



Innanzitutto grazie per aver accettato di sottoporti a questa intervista.

Grazie a te!


Essendo un volto nuovo nella musica italiana, partiamo subito con una domanda che possa presentarti agli utenti del forum. Come e quando hai deciso di chiamarti Irama? E ha un significato particolare per te questo nome d'arte?

Irama significa ritmo in malese. E' un nome che ho scelto durante il periodo dell'adolescenza avvicinandomi alla realtà street, che è quella dell'hip hop. Peraltro, successivamente, ho scoperto che è l'anagramma del mio secondo nome, quindi mi piace anche pensare che fosse un po' destino.


Qual'è stato il tuo primissimo approccio alla musica? E quali musicisti consideri fondamentali per la tua formazione musicale?

La prima canzone che ho scritto è stata intorno ai sette anni. Poi mi ricordo che l'ho stracciata, non mi faceva impazzire. Ero proprio un bambino. Poi, appunto, sono cresciuto con pane e cantautori. Crescendo mi sono avvicinato all'hip hop, e non ho avuto una preparazione legata all'accademia musicale. Ognuno imparava sulla sua pelle e prendeva spunto dagli altri. Piano piano ho costruito la mia identità crescendo e mi piace pensarla più come un ibrido che appartiene a questi due mondi. Ci sono delle parti che ricordano molto la parte nuda e cruda del rap che trasuda verità, e un'altra che richiama la metafora che è legata ai cantautori, che presenta ritornelli e melodie molto pop.


Il tuo rapporto con la tua terra d'origine influenza la tua formazione artistica?

No, non influenza la mia formazione artistica, anche perché non è la terra e il luogo dove appartengo che influenza la mia formazione artistica. Anzi, quando mi capita di scrivere all'aperto non riesco a scrivere niente. Una volta ero nella bellissima Sardegna e una mattina mi è capitato di svegliarmi prestissimo. Sono andato sulla spiaggia per scrivere ma non ho scritto nemmeno una parola, perché questi paesaggi (come possono essere anche quelli di Monza, dove vivo) ti distraggono, sono troppo belli. Magari c'è un momento in cui assorbi tutta la meraviglia, ti arricchisci interiormente, e poi puoi iniziare a scrivere in un ambiente completamente differente. Quindi, più che un'influenza, la terra d'origine mi ha arricchito.


Dopo un anno di collaborazione con il musicista e produttore musicale Giulio Nenna, hai deciso di presentarti alle selezioni di Sanremo Giovani. Un percorso abbastanza atipico rispetto alla maggior parte dei ragazzi emergenti che tentano sempre più la strada dei talent show. In generale, cosa pensi dei talent show?

Io non ho fatto un talent, Sanremo è Sanremo, perciò ognuno porta la sua musica. Sono arrivato lì incolume, con la mia personalità, con il mio modo di fare musica e il mio modo di raccontarla.
Sinceramente io dei talent non penso, cioè non è che li disprezzo anzi, non disprezzo niente. Però ho scelto un percorso diverso. Secondo me se un artista è valido è valido in qualsiasi posto si trova. Se uno è forte, ha personalità ed è originale può emergere dove vuole. Può arrivare primo, ultimo o a metà percorso di un talent, conta poco, l'importante è che sia un cantante valido.


Per la prima volta, quest'anno i brani delle “Nuove Proposte” hanno avuto maggior visibilità sia grazie alla diretta tv, avvenuta in prima serata su Rai 1 durante la selezione finale, sia grazie alle radio che promuovevano questo evento. Hai riscontrato dei benefici in merito? E come giudichi questo nuovo esperimento?

E' giusto dare spazio ai giovani. La musica è fatta di veterani ma è fatta soprattutto di giovani, come dovrebbe essere in generale in Italia. E' stata una scelta del direttore artistico, Carlo Conti, e secondo me ha fatto un'ottima scelta e gliene sono grato. C'è stato un buon riscontro e questo è sicuramente un aspetto positivo.


“Cosa Resterà” è il brano con il quale sei riuscito a partecipare alla sessantaseiesima edizione del Festival di Sanremo. Nel brano troviamo diversi valori importanti che raccontano un tuo momento difficile. Ti va di raccontarceli?

“Cosa Resterà” è un brano molto introspettivo dove cerco di mettermi a nudo e racconto la mia esperienza e i valori fondamentali, che possono essere quelli della famiglia, quindi anche i rapporti umani. Non siamo fatti per restare soli, questo dice il brano. Poi ci sono tanti aspetti che vanno ad analizzare la canzone più nel profondo. D'altra parte non amo parlare molto della canzone, perché porto dentro di me quella magia che c'è all'interno della canzone stessa. Ognuno è libero di interpretarla. Io quando ascolto una canzone cerco di farla diventare mia, a seconda dello stato d'animo e di quello che provo in quel preciso istante. Per me l'onore più grande è quello di regalare un'emozione ad una persona.


Parlando sempre del Festival di Sanremo, ti sei esibito per la prima volta su un palco così importante e con un orchestra. Come hai vissuto quest'esperienza così importante? Hai qualche aneddoto da raccontarci?

L'ho vissuta bene. Mi sono divertito un casino, anche nelle prove. Poi, secondo me, “Cosa Resterà” si sposa da Dio con il suono dell'orchestra. Mi è piaciuto ed è stato divertente.
Per quanto riguarda l'aneddoto ricordo che una volta ho legato la sciarpa al microfono alla Steven Tyler, perché non sapevo dove metterla. E' stato un momento magico e molto rock. E' stato figo, peccato che c'era poca gente davanti e non ho le prove.


Il 12 febbraio 2016 è uscito il tuo album d'esordio “Irama”. Il disco è composto da otto tracce inedite, tutte scritte di tuo pugno, più una traccia bonus della canzone sanremese in versione acustica. Hai dichiarato che l'album si divide in tre mondi. Ti va di approfondirci questo aspetto?

Come già ho accennato in precedenza mi piace immaginarlo come un ibrido con un incrocio di tre mondi. Sonorità pop al ritornello e strofe che si bilanciano su due mondi, la parte cruda del rap che trasuda verità e l'altra parte che ricerca metafore che ricorda i cantautori. Inoltre si divide anche in due ambiti: c'è un aspetto più sentimentale e un altro aspetto legato più al sociale e al generazionale.
Il disco l'ho chiamato Irama perché ho voluto lasciare spazio a tutte le altre canzoni che vi sono all'interno. E' un modo per entrare nella mia musica e trovo che “Cosa Resterà” non sia la traccia più bella. Certamente è una delle mie preferite, ma non per forza la più bella ed ho preferito lasciare spazio al titolo del disco senza intitolarlo come una canzone. Poi ogni parola che aggiungerei risulterebbe superflua perché l'album va ascoltato.


“Colpa tua” è uno dei brani presenti nel disco. Il ritornello di questa canzone è stato interpretato da Cecilia Stallone. Com'è nata questa collaborazione? E con chi vorresti collaborare in futuro?

La collaborazione con Cecilia è nata grazie ad un'amicizia e lei è una bravissima cantante.
Per quanto riguarda la collaborazione futura non lo so. Sinceramente non mi interessa nulla, ma non per presunzione. Io amo tantissimo gli altri artisti e mi piace molto ascoltare la loro musica, infatti continuo ad ascoltare musica altrui sempre, ogni giorno. Però, per adesso non mi interessa collaborare con altri, ho voglia di rimanere con i piedi per terra e di lavorare tantissimo su di me e su quello che è il mio mondo. Poi, ovviamente, mai dire mai. Magari ci sarà qualche featuring, ma in questo momento non ho questi progetti. Preferisco essere determinato su una cosa, ma soprattutto vorrei approcciarmi ad un featuring in modo differente, non come un'artista emergente.


A proposito di mantenere i piedi per terra. Nel disco c'è una brano che racconta dei tuoi ricordi passati con gli amici, intitolato “Due ore”. Dato che il recente successo ti ha tenuto particolarmente impegnato negli ultimi mesi, hai ancora il tempo di passare qualche momento con i tuoi “vecchi” amici?

Certo! La cosa che preferisco quando ho qualche momento libero è andare a bere qualche birra in compagnia dei miei amici. Trovo che questa cosa sia molto importante. Inoltre, ho la fortuna di avere amici colti, che raccontano, che parlano e che continuano ad arricchirmi giorno dopo giorno. Perciò, per me, non è altro che una fortuna e un piacere ma, soprattutto, serve continuare a confrontarsi e a raccontarsi con le persone. Sicuramente ho meno tempo libero rispetto al passato, in quanto sono molto concentrato sul mio lavoro, che poi il mio lavoro è il mio più grande amore.
In ogni caso, quando ne ho la possibilità, ho sempre del tempo da ritagliare per i miei amici.


Ora una piccola curiosità. Non possiamo non notare le piume che ormai ti identificano e sono parte del tuo essere. Rappresentano un significato particolare?

Non fanno parte della mia cultura, come gli indiani dal capo chiumato. Ci sono cose che fanno parte di una cultura e cose che fanno parte di una persona. Per me le piume son un'identità, non un personaggio. Fanno parte della mia persona.


Hai appena terminato l'instore tour. Ora quali saranno i tuoi progetti futuri? Ci sarà un nuovo singolo estratto dal tuo album?

Sicuramente ci sarà un nuovo singolo. Per quanto riguarda i progetti futuri, tra poco ho l'ultimo instore tour a Pescara, l'ultimo che ho aggiunto, che dovrebbe esserci lunedì 21 marzo. L'ho aggiunto anche per spostarmi verso il centro Italia, per accontentare tutti i fans.
Ho fatto un live da poco a Udine, aprendo il concerto di due miei amici, ossia due bravissimi artisti come Benji e Fede, dove erano presenti circa tremila persone.
Ho perennemente aggiornata la mia pagina facebook e ci tengo a controllarla, custodirla e scriverla io, soprattutto perché penso che il rapporto diretto con le persone sia di fondamentale importanza.


Questo è un giochino che proponiamo ai nostri intervistati, se vogliamo. Ti va di farlo per farti conoscere meglio dai nostri utenti attraverso la musica?

-La tua canzone preferita: L'Avvelenata di Guccini
-Una canzone che ti commuove: L'una per te di Vasco Rossi
-Una canzone che ti fa ballare: Tous les mêmes di Stromae
-Una canzone che ti aiuta a dormire: Marzullo, scherzo ovviamente. Non lo so, prima dormivo con la musica. Adesso non ho idea.
-Una canzone che ti ricorda un posto: Ora non ricordo con precisione il titolo della canzone. Comunque tutto l'album “Nouveau Monde” di La Fouine, perché l'ho ascoltato tutto in Sardegna e mi ricorda quel viaggio.
-Una canzone che ti descrive: Cosa Resterà di Irama
-Una canzone dal tuo album preferito: Coda di lupo di Fabrizio De Andrè, dall'album “Rimini”.
-Una canzone della tua infanzia: Carlo Martello di Fabrizio De Andrè.


Grazie per la tua disponibilità e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti:

Grazie mille, altrettanto!

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view post Posted on 21/3/2016, 21:38     +1   -1
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Per quanto siamo fuori dal mio genere Cosa resterà mi è piaciuta molto dal primo ascolto. La base cantautorale si sente rispetto alla fuffa media di quel mondo ed è interessante.

Metto il disco in coda insieme agli altri da ascoltare ancora da Sanremo :°D

https://play.spotify.com/album/7eqIHBSifXwjAm1EUToquq
 
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view post Posted on 29/3/2016, 11:01     +1   -1

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A novembre/dicembre questa canzone mi lasciava alquanto freddino, con Sanremo il mio gradimento è decisamente salito.
 
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