Votes taken by Vincenzo Magnusson

view post Posted: 18/4/2016, 15:27     +1IL DOPO AMICI - COMMENTI AI TALENT IN ONDA
No caro. Tu hai detto che Cassandra è orrenda
view post Posted: 16/4/2016, 15:51     +1IL DOPO AMICI - COMMENTI AI TALENT IN ONDA
Oggettivamente? Tu rappresenti tutti? Tu rappresenti solo te stesso e quindi devi dire "Secondo me"...
view post Posted: 14/4/2016, 20:10     +1IL DOPO AMICI - COMMENTI AI TALENT IN ONDA
Anche perché suppongo che ad Amici e altrove vadano in blocco, mica solo Simonetta, su...
view post Posted: 13/4/2016, 10:28     +1CAST MUSICAL DUETS 4 - MUSICAL_DUETS 4
Ecco la playlist con le canzoni selezionate il Musical Duets!



Aprendola in Youtube, appare il menu.

In spoiler la lista delle canzoni in gara.

Bianco & Levante – Corri corri
Calogero feat.Raphaël - Sur La Route
Carice Van Houten feat.Antony – Particle of light
Christine and the Queens feat.Perfume Genius - Jonathan
Daniele Silvestri feat.Caparezza - La Guerra del sale
DiMartino feat. Cristina Donà - I calendari
Eskobar & Heather Nova - Someone new
Fabrizio De Andrè & Mina - La canzone di Marinella
Franco Battiato & Fiorella Mannoia - La stagione dell'amore
Giovanni Caccamo & Carmen Consoli - Resta con me
Gotye feat. Kimbra - Somebody That I Used To Know
Gym Class Heroes feat.Ryan Tedder - The fighter
Halestorm feat.James Michael - Private parts
Hugh Grant & Haley Bennett - A way back into love
Jennifer Paige feat.Nick Carter - Beautiful Lie
Mauro Ermanno Giovanardi feat.Syria - La malinconia dopo l'amore
Pacifico feat.Petra Magoni - Caffè
Paola Turci & Marina Rei - Il cielo sopra di noi
Perturbazione feat.Erica Mou - Ossexione
Queen feat.David Bowie - Under Preassure
Selton & Dente - Piccola sbronza
Skylar Grey & X Ambassadors - Cannonball
Snow Patrol feat.Martha Wainwright - Set the fire to the third bar
Stadio feat.Noemi - La promessa


Per i commenti, usate il Salotto.


Edited by Psyduck81 - 13/4/2016, 11:58
view post Posted: 10/4/2016, 14:43     +1PRIMA SEMIFINALE - APRILE
UNGHERIA: Freddie - Pioneer
GRECIA: Argo - Utopian land
MALTA: Ira Losco - Walk on water
REPUBBLICA CECA: Gabriela Gunčíková - I Stand
AUSTRIA: Zoe - Loin d'ici
RUSSIA: Sergey Lazarev - You are the only one
CIPRO: Minus One - Alter Ego
ISLANDA: Greta Salòme - Hear them calling
CROAZIA: Nina Kraljic - Lighthouse
MOLDAVIA: Lidia Isac - Falling stars
view post Posted: 4/4/2016, 20:17     +1ERICA MOU - INTERVISTE
Oggi scambiamo quattro chiacchiere con una giovane cantautrice già nota al grande pubblico per una partecipazione al Festival di Sanremo e per varie collaborazioni per colonne sonore: Erica Mou.

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Innanzitutto grazie per aver accettato di sottoporti a questa intervista.

Grazie a voi!


Qual'è stata la tua formazione musicale? Cos'hai studiato per formarti come cantautrice e quali sono state le tue “influenze” musicali?

Io ho studiato canto, e lo studio tutt'ora da vent'anni. Ho iniziato quando avevo cinque anni, quindi un amore sbocciato sin dall'infanzia. Il canto è una materia incredibile dove non si finisce mai di imparare e di approfondire. Ho studiato chitarra classica per diversi anni e da bambina ho anche studiato pianoforte. Perciò ho sempre bazzicato gli studi musicali anche se non riesco ancora a definirmi una chitarrista. Ho sempre studiato ma, soprattutto, ho sempre suonato a casa e in giro, anche perché la vera formazione musicale sono stati i concerti che mi hanno fatta crescere tantissimo. Sono cresciuta molto ascoltando anche la musica altrui, dai cantautori alle band. In realtà ascolto tutt'ora tanta musica e sono sempre in cerca di scoprire nuove novità musicali.


Il tuo rapporto con la terra d'origine influenza la tua produzione artistica?

Sì, tantissimo. Parlo della mia terra proprio nel mio ultimo album pubblicato, intitolato “Tienimi il posto”. Questo disco racconta di separazioni, e una di queste è proprio dalla mia terra d'origine. Già nelle canzoni pubblicate in precedenza c'era questa intenzione, a volte le canzoni anticipano quello che in realtà provo in quel momento, ma la decisione è stata presa mentre lavoravo al disco. Sentivo il bisogno di staccarmi dalla mia terra, anche per la troppa influenza che ha su di me. Mi ha influenzato molto sulle cose che ho scritto in passato e ho voluto iniziare un percorso in maniera indipendente, nel senso di indipendenza personale non musicale. Per fare questo dovevo allontanarmi dalla mia terra e, soprattutto, dal mare, un elemento che ha una forte influenza su di me ed è stato centrale in tutti i brani che ho scritto prima di questo disco.


Nel 2012 hai partecipato al Festival di Sanremo nella sezione “Sanremo Social” con il brano “Nella vasca da bagno del tempo”, ricevendo due notevoli riconoscimenti: il premio della critica Mia Martini e il premio Sala Stampa Radio Tv. Che esperienza è stata quella di cantare per la prima volta con un orchestra e se puoi raccontarci qualche aneddoto particolare a riguardo.

Non era tanto l'orchestra, ma quell'orchestra, quel palco, quel sogno. Desideravo diventare una cantante da quando avevo 5 anni, quindi è stata un'esperienza da sogno che mi sono goduta. Sono stata fortunata perché ho vissuto quest'esperienza con grande tranquillità, senza l'ansia di vincere in quanto era tutto così irreale e così bello che andava vissuto così.
Per quanto riguarda l'aneddoto devo ammettere che ce ne sono stati diversi. Uno carino che mi è appena venuto in mente riguarda proprio l'orchestra. Avevo un direttore d'orchestra fantastico, ossia Danilo Minotti. Il mio grande terrore consisteva nel fatto che il pezzo lo cominciavo io chitarra e voce, ma lo iniziavo su una sequenza, per questo motivo dovevo iniziare precisamente in un punto altrimenti poi l'orchestra sarebbe andata fuori tempo. Praticamente davo il tempo per tutta l'orchestra e nelle orecchie avevo il metronomo per partire con la canzone. Il mio fonico di allora mi fece un regalo stupendo. Anziché avere un metronomo classico che batteva semplicemente “one, two, three” questo metronomo aveva la voce metallica del computer che mi diceva “Erica, sei pronta? Vai!”. Quindi nelle orecchie avevo sempre questa frase che mi faceva sempre partire con il sorriso perché mi veniva proprio da ridere. Questo aneddoto mi aiuta ancora adesso a sconfiggere la paura quando devo iniziare io stessa un pezzo.


Con Sanremo hai ottenuto una grande visibilità, ma già in precedenza eri conosciuta nel panorama musicale emergente italiano. Ed eri conosciuta anche nel nostro piccolo forum, il quale organizza ogni anno un contest riguardante la musica emergente, italiana ed internazionale. Nel 2011 ha partecipato proprio al Musicalmente Brand New, classificandoti al secondo posto nella categoria donne con il brano “E'”. Cosa pensi dei contest come il nostro?

Penso che ci siano molti ascoltatori che, come voi, hanno voglia di scoprire musica nuova, il che è stupendo. Sono gli appassionati che ti fanno emergere. Certo, ovviamente nel 2012 sono andata a Sanremo ma, anche se non avessi partecipato, la mia carriera sarebbe comunque andata avanti. Non è necessario quel tipo di attenzione per trovare delle orecchie che possano ascoltarti. Iniziative come le vostre sono belle. In primis perché, se non sbaglio, non sono contest che fanno scaturire competizione ma sono semplici apprezzamenti di persone che sono appassionate di musica. Penso che tutti l'abbiamo sempre fatto, sin da ragazzini. Ad esempio tu scopri un musicista e lo passi al tuo compagno di banco e ai tuoi amici, ed è questo lo spirito con cui la musica si diffonde nella maniera più radicata. Poi è ovvio che si diffonde anche in altre maniere, ma aver scoperto personalmente un artista fa in modo che si possa instaurare un rapporto uno ad uno tra ascoltatore e musicista. Almeno per me funziona così.


Dopo due dischi pubblicati con l'etichetta “Sugar” il 4 settembre 2015 è uscito il tuo primo disco da indipendente intitolato “Tienimi il Posto”. Parlaci di questo disco.

Sugar è un'etichetta indipendente, anche se ovviamente è una grande etichetta. Inoltre avevo già lavorato con un'etichetta indipendente prima dei due dischi con la Sugar, che alla fine è la stessa etichetta con la quale ho pubblicato il disco “Tienimi il posto”. Il disco che avevo registrato nel 2009 con l'etichetta Auand Records non è mai stato pubblicato. Avevo voglia di tornare alle origini perché, inconsapevolmente, “Tienimi il posto” è un disco di chiusura e che preannuncia un nuovo inizio. Già il disco “Contro le onde” prevedeva questo giro di boa, perché era un album tutto basato sul fatto che stavano arrivando delle grandi sfide. Fondamentalmente il senso di quel disco era quello di andare a vedere dove cadono i fulmini. Invece in “Tienimi il posto” il senso era quello di essere consapevole di queste sfide e di andare ad affrontarle personalmente. Poi volevo tornare indipendente e riprendere in mano le sonorità in prima persona insieme ai miei musicisti, soprattutto per capire cosa potesse piacermi della produzione artistica. In questo disco ho appunto capito cosa rifarei e cosa non rifarei nei miei prossimi lavori. E' un disco di chiusura nei confronti del passato, ma che segna l'inizio di una vita adulta. La cosa straordinaria che mi terrà legata sentimentalmente a questo disco è che tutti gli avvenimenti accadevano mentre lo registravo, quindi è andato ad incastrare in un periodo complicato della mia vita che, nonostante tutto, mi ha consentito di registrarlo, di pubblicarlo, di suonarlo in tour ed ogni volta è una liberazione pazzesca.


Questo disco, come già hai dichiarato, parla di separazione. Il tutto viene sottolineato anche dalla cover del disco. Come nasce questa copertina?

La copertina è stata realizzata da Paolo Troilo, un pittore che avevo conosciuto nel 2010 mentre ero in tour. Ero in Toscana e mi sono recata ad una mostra, dove c'erano questi suoi quadri che mi avevano notevolmente colpita, di conseguenza mi sono segnata questo nome. Nel frattempo lui ha continuato la sua brillante carriera, infatti espone in tutto il mondo . Quando dovevamo decidere la grafica di “Tienimi il posto”, il mio discografico, anch'esso fan di Troilo, mi ha proposto di contattarlo. Tramite un giro assurdo sono riuscita ad ottenere il suo contatto telefonico e sono finalmente riuscita a rintracciarlo. Dopo aver ascoltato il mio album, che ha decisamente apprezzato, Paolo ha deciso di realizzare una tela che potesse descrivere perfettamente lo spirito di tutto il cd. Per questo ho accettato questo suo regalo e la foto della copertina del disco è, appunto, questa sua tela. Sono rimasta colpita dalla tela specie quando ho notato la proporzione che c'era tra la sedia e la figura femminile. ILa sedia è molto più grande della donna e tutto ciò descrive perfettamente quanto sia difficile e necessario per la donna abbandonare quella sedia. E' un salto da una sicurezza, perfettamente descritto dall'immagine.


Una delle tracce che parla appunto di questo salto da una sicurezza è “Indispensabile”. Come nasce questo brano?

Questa canzone, come molte altre canzoni del disco, nasce dalla separazione da mia madre che è venuta a mancare poco prima che io cominciassi a registrare. Ho vissuto tutta una vita provando un amore smisurato nei confronti di mia madre. Era sorprendente, sconcertante, terrificante e bello allo stesso tempo vedere che, nonostante tutto, la mia vita stava andando avanti anche senza di lei. Allora mi sono resa conto che non serve proprio niente per vivere. E' molto pericoloso per me raccontare questa canzone perché non credo di riuscire a raccontare perfettamente il sentimento che c'è dietro. In realtà, al di la del vero motivo, tutti in un certo momento della vita si ritrovano davanti alla riflessione del tipo “come sto facendo ad andare avanti nonostante tutto?”. E la risposta è proprio quella che non serve niente, perché le cose che non servono sono preziose. Questa è la riflessione che c'è dietro la canzone, che nasce dopo questo avvenimento che ho vissuto ma che ho ritrovato in tanti altri aspetti della mia vita. Quando una cosa non è necessaria allora vuol dire che ha un suo forte valore, altrimenti vivremmo solo di cose utili e non sarebbero belle.


L'estate scorsa sui social hai pubblicato tredici video dove svelavi il titolo delle tredici tracce presenti nell'album. In questi video hai scelto di riprendere alcuni momenti della tua vita che, oltre ad essere estremamente reali e semplici, sono anche imperfetti e simpatici. Pensi che le cose belle, divertenti e semplici sono quelle meno perfette?

Sì, infatti nel disco c'è “Biscotti rotti” che è l'esaltazione di questa imperfezione. Io ne faccio una poetica, cioè la mia ispirazione da sempre la ricerco nelle cose piccole, semplici e quotidiane che poi sono sempre metafora di qualcosa di più grande. A volte questo può essere frainteso, perché qualcuno può pensare che stia facendo una canzone su dei biscotti, invece uso queste cose come metafore per parlare di altro, per quanto ritengo che non ci sarebbe niente di male a scrivere una canzone che parli solo di biscotti.


Nel corso della tua carriera le tue canzoni sono state scelte diverse volte come colonne sonore per diversi film. Qual'è il tuo rapporto con il cinema?

Io sono una fruitrice pazzesca del cinema. Ci sono periodi della vita in cui se non vedo un film al giorno sto male, e periodi in cui non ho il tempo di farlo. Credo che questo rapporto con il cinema venga alimentato dal fatto che compongo le mie canzoni partendo sempre da delle immagini concrete ed è un'ispirazione quasi sempre tridimensionale, o comunque visiva. Credo che questa aspetto mi abbia portato a lavorare con dei registi che immagino abbiano lo stesso tipo di ispirazione, partendo dal concreto che si alimenta di immagini come le canzoni.


Di recente hai collaborato con Chiara Gamberale, scrivendo il brano “Adesso”. Parlaci di questa collaborazione e con chi ti piacerebbe collaborare in futuro.

Io e Chiara siamo amiche, anzi, siamo diventate amiche grazie ai nostri mestieri. Io ho letto quasi tutti i suoi romanzi e lei ha ascoltato i miei dischi, perciò ci stimiamo reciprocamente e negli anni ci siamo ritrovate a scambiarci opinioni. Questa collaborazione è nata quando lei mi ha inviato la bozza del libro poco prima del periodo natalizio e mi ha chiesto se fossi ispirata da questo romanzo in quanto voleva realizzare un book trailer e voleva una colonna sonora più che una canzone che si legasse al romanzo. Io l'ho letto, mi è piaciuto molto e sono andata a casa sua. Con un piatto di sushi, una bottiglia di vino bianco e una chitarra abbiamo scritto questa canzone. Per quanto mi riguarda è stato un esperimento inedito perché ho scritto il testo della canzone ma attingendo da un secchio di parole che non erano le mie. Erano una serie di suggestioni di Chiara, che è una scrittrice fantastica. Era delicato maneggiare questo materiale, per questo ho sentito il bisogno di finire con lei questa canzone e sono molto contenta del risultato. Il brano è stato registrato in maniera molto semplice, è stato arrangiato con un barattolo di pasta usandoto come shaker e poi c'è il violino suonato Rodrigo D'Erasmo, violinista degli Afterhours, e grande amico di Chiara.
Non saprei con chi mi piacerebbe collaborare in futuro, perché è tutto così imprevedibile. Ad esempio pochi mesi fa non avrei mai detto che in futuro avrei collaborato con una scrittrice, quindi non ne ho la più pallida idea idea. Di sicuro il mio mestiere mi permette di incontrare e conoscere tante belle persone.


Quali sono i progetti futuri?

Adesso c'è il tour invernale, anche se è quasi terminato. Poi da fine maggio inizierò il tour estivo che avrà una piccola variazione rispetto al tour invernale. Sarà sempre acustico, però ci sarà un'aggiunta e nel frattempo ci stiamo lavorando. Intanto sto scrivendo molto, diciamo che è un periodo di grande ispirazione e sto sistemando un po' le cose che ho scritto dall'uscita del disco “Tienimi il posto” ad adesso, perché mentre sei in tour e a casa ti vengono delle idee, però bisogna sistemarle. Approfitto di questa pausa tra i due tour per lavorare sul nuovo materiale perché penso di aver altro da dire in tempi brevi.


Questo è un giochino che proponiamo ai nostri intervistati, se vogliono. Ti va di farlo per farti conoscere meglio dai nostri utenti attraverso la musica?

- La tua canzone preferita in questo momento: Devendra Banhart - Mi Negrita
- Una canzone che ti commuove: Sergio Endrigo - Aria di neve
- Una canzone che ti fa ballare: Alt-J - Taro
- Una canzone che ti ricorda un posto particolare: Parlami d'amore Mariù – Vittorio De Sica
- Una canzone che ti descrive: Emiliana Torrini - Sunny Road
- Una canzone dal tuo album preferito: Nick Drake - Saturday Sun (dall'album “Five Leaves Left”)
- Una canzone della tua infanzia: Enzo Jannacci - Passaggio a livello


Grazie per la tua disponibilità, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti.

Crepi il lupo. Grazie assai! Tra l'altro ho letto la vostra recensione del disco veramente bellissima, grazie!



Edited by Error3 - 4/4/2016, 23:01
view post Posted: 29/3/2016, 10:29     +3FRANCESCO GABBANI - INTERVISTE
Oggi conosciamo meglio il vincitore dell'ultima edizione del Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte, il 33enne toscano Francesco Gabbani, trionfatore con l'irresistibile "Amen".

sanremo-2016-Francesco-Gabbani-amen-testo



Innanzitutto grazie per aver accettato di sottoporti a questa intervista

Grazie a voi. E' un piacere!


Quando e come è scoccata la scintilla che ti ha portato ad innamorarti della musica? E qual'è stata la tua formazione musicale?

Guarda, in realtà una scintilla vera e propria non c'è stata. Il mio percorso è stato sicuramente avvantaggiato dal fatto che io sono nato in mezzo ad un ambiente musicale. Mio padre era un musicista e aveva, ed ha tutt'ora, un negozio di strumenti musicali. Così io sono cresciuto in mezzo alla musica, in mezzo agli strumenti musicali. Logicamente, all'inizio ho avuto un approccio ingenuo e giocoso, infatti il mio parco giochi era il negozio. Crescendo ho iniziato ad accorgermi che la musica sarebbe stata una componente fondamentale della mia vita. Il punto di svolta c'è stato quando a dodici anni ho cominciato a sentire l'esigenza di scrivere canzoni e, da quel momento in poi, non ho più smesso di farlo. Questa è la passione che mi ha accompagnato per tutta la vita fino ad oggi. Il primo approccio professionale che ho avuto nei confronti della musica è stato intorno ai diciotto anni. In quel momento stavo terminando gli studi al liceo classico e ho ricevuto la bella notizia che i Trikobalto, la mia band di allora, avrebbe iniziato un percorso di produzione del primo disco, tra l'altro prodotto dai Planet Funk.


A proposito dei Trikobalto. Oltre ad aver pubblicato due dischi, avete avuto l'onore di aprire un concerto degli Oasis, Non è stata una vera e propria collaborazione ma, se ne avessi l'occasione, con quale cantante o band ti piacerebbe collaborare in futuro?

In realtà sono tanti gli artisti con i quali mi piacerebbe collaborare, perché ho sempre apprezzato in maniera trasversale tutto ciò che mi emoziona. Ma, se proprio devo fare un nome, il mio sogno nel cassetto sarebbe poter collaborare con il mitico maestro Franco Battiato, che per me è una grande fonte di ispirazione.


Successivamente hai lasciato la band per intraprendere un percorso da cantante solista. Nel 2013 questo percorso ti ha portato a pubblicare il tuo primo album ufficiale “Greitist Iz”. Come mai hai scelto questo nome particolare considerando che si trattava del tuo primo lavoro discografico?

Generalmente ho un taglio autoironico e ironico, e quel titolo ha appunto un significato ironico. Volevo giocare sul fatto che, alla fin fine, il primo disco di un artista sia già un greatest hits, perché è la scelta delle canzoni migliori che sono state scritte fino al momento in cui è stato realizzato il proprio disco. Fondamentalmente è questo il senso del titolo dell'album.


Considerando il successo che stai riscontrando grazie al Festival di Sanremo, di cui parleremo nel corso dell'intervista, quale singolo del tuo primo album rilanceresti per far si che potesse avere la visibilità che meriterebbe?

Sinceramente il primo disco è tutto bello. Nel mio modo di scrivere, in un modo o nell'altro tutte le canzoni mi rappresentano. Ma il brano che coglie il mio lato più intimo, la fragilità quotidiana, le insicurezze che ho nel mio percorso esistenziale e, soprattutto, la mia passione per la musica che mi ha letteralmente salvato, è “Il vento si alzerà”, ultimo brano del disco “Eternamente Ora”. Questa canzone mi descrive più di tutte le altre, ma non so se sarà il prossimo singolo estratto dall'album.

Parliamo del Festival di Sanremo. Quest'anno ti sei presentato sul palco dell'Ariston nella categoria “Nuove Proposte” con il brano “Amen”. Parlaci di questo brano.

Questo è un brano che mi rende molto orgoglioso perché mi ha soddisfatto sin dal primo momento che l'abbiamo scritto. Parlo al plurale perché l'ho scritto insieme al mio compagno autorale Fabio Ilacqua, con il quale ho instaurato un rapporto sinergico molto particolare. Ci tengo molto a questo brano perché presenta questa connubio tra un sound elettronico, che è un po' contemporaneo e ti fa ballare, e un testo molto profondo, che ti fa riflettere sul modo di vivere attuale ed è un invito a rivalutare se stessi come artefici del nostro destino. Invece di aspettare un qualcosa di esterno a noi, tipo un miracolo che ci possa risolvere la vita, dobbiamo pensare che in realtà la vita è sempre in mano a noi stessi. In pratica noi dovremmo cambiare atteggiamento nei confronti delle cose quando le cose intorno a noi non cambiano.


Riallacciandoci al sound del brano “Amen” che hai appena dichiarato che ti fa ballare, sia nel videoclip ufficiale della canzone e sia dal vivo a Sanremo ti abbiamo visto ballare. Com'è nata questa passione?

Il discorso del balletto può essere associato allo stesso discorso della scelta del titolo del primo disco “Greitist Iz”. E' molto ironico, ovviamente non sono un ballerino. E' nato in maniera spontanea perché stavamo girando il videoclip di “Amen” con il mio amico, regista e fotografo Daniele Barraco, il quale mi ha proposto di provare un paio di balletti dato che ha visto nella canzone un certo ritmo. E io ho accettato in maniera molto simpatica ma, allo stesso tempo, anche divertita. Adesso devo ammettere che il balletto è diventata una caratteristica fondamentale di questo brano e per questo motivo l'ho portato anche sul palco dell'Ariston, ma in maniera molto spontanea.


Parlando sempre di Sanremo, durante la gara eri stato eliminato a causa di un errore. In pratica non erano stati conteggiati la maggior parte dei voti della sala stampa. Quali sensazioni hai provato in quel frangente?

Al momento del primo verdetto negativo non nascondo di aver provato, ovviamente, un grande dispiacere perché comunque sarebbe stata una grande delusione. Non nascondo che stavo già rivalutando la mia vita anche se, per tendenza, sono una persona che cerca sempre di vedere gli aspetti positivi. Tra me e me stavo già pensando che, nonostante l'eliminazione, è stata una bella esperienza quella di Sanremo ecc. Però, alla fine, il destino dell'universo riserva sempre delle grandi sorprese e il fatto che, successivamente, sia stata fatta luce sull'errore commesso è un fattore che è andato a mio favore e, logicamente, mi ha fatto piacere.


Infatti, come tutti sappiamo, hai vinto il Festival di Sanremo. Ma non solo, perché ti sei aggiudicato anche il premio della critica “Mia Martini” e il premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo. Un susseguirsi di emozioni inaspettate, immagino…

Ma assolutamente. Anzi, devo dire che tutti questi riconoscimenti sono arrivati anche se in maniera sofferta. Proprio come hai affermato in precedenza, c'è stato l'episodio dell'errore durante il primo verdetto, perciò ho vissuto un up and down relativamente forte. Ma questi riconoscimenti hanno un grande significato, in quanto arrivano dopo un percorso fatto di anni di sacrifici spesi per la mia passione musicale.


In contemporanea alla gara sanremese, il 12 febbraio è uscito il tuo nuovo disco, “Eternamente Ora”, che contiene 8 tracce, “Amen” inclusa. Per chi non ha ancora avuto l'occasione di ascoltarlo ti va di raccontarci questo tuo lavoro discografico?

Mi viene da risponderti in maniera molto semplice che, alla fine, se qualcuno si è incuriosito ascoltando “Amen” penso che con il disco “Eternamente Ora” uno possa capire ancor di più chi è Francesco Gabbani. Nel senso che c'è il mio modo di vedere la vita, di analizzare le varie sfaccettature della nostra esistenza. Inoltre mi sento di dire che questo disco è un po' il continuo di “Amen” in quanto presenta lo stesso connubio del sound molto elettronico e i testi che suscitano delle riflessioni. Quindi spensieratezza da una parte ma razionalità e riflessività dall'altra.


La quarta traccia del disco s'intitola “Software”. Qual'è il tuo rapporto con la tecnologia?

In realtà ho un buon rapporto perché penso che la tecnologia, come del resto anche il web, sia un aspetto fondamentale della nostra vita. Ci aiuta e ci facilita tante cose e sicuramente ha un connotato positivo. Come dice la canzone “Software”, credo che la cosa importante sia vivere la tecnologia con molta consapevolezza, ovvero dovremmo renderci conto che è importante ma che non è tutto , alla fine contano le idee. Infatti una frase della canzone dice “rimango dell'idea che serva un'idea”. Quindi bisogna usare la tecnologia ma con consapevolezza.


Sempre nell'album troviamo “In Equilibrio”, un brano scritto da tuo fratello Filippo Gabbani. Quest'ultimo, oltre a collaborare con te, sarà anche il batterista dei tuoi prossimi live, giusto?

Sì, devo dire che con molto piacere condivido questa passione della musica con mio fratello. Pensare di condividere queste esperienze con una persona che fa parte della tua famiglia è una cosa molto gratificante. Infatti colgo l'occasione per poterlo coinvolgere nei miei progetti, perchè lo stimo. Ha una grande musicalità e lo porterò con me in tour come batterista, questa per me risulta essere una doppia soddisfazione.


Quali sono i tuoi progetti futuri?

Nel futuro immediato continuerò con la promozione dell'album “Eternamente Ora”, anche perchè rimane ancora qualche appuntamento Instore. Ma l'evento sul quale punto di più è quello dei concerti live che inizieranno a maggio, sperando che le tappe per quest'estate siano sempre di più.
Io nasco sul palco e voglio continuare a stare sul palco, quindi venitemi ad ascoltare dal vivo che mi darò in tutto e per tutto.


Questo è un giochino che proponiamo ai nostri intervistati, se vogliono. Ti va di farlo per farti conoscere meglio dai nostri utenti attraverso la musica?

- La tua canzone preferita: In realtà sono tante ed è impossibile sceglierne soltanto una. Rispondendo in maniera romantica e personale dico che sarà quella che devo ancora scrivere.
- Una canzone che ti commuove: “Ovunque Proteggi” di Vinicio Capossela
- Una canzone che ti fa ballare: “Lean On” di Major Lazer & Dj Snake (feat MØ )
- Una canzone che ti aiuta a dormire: Non c'è nessuna canzone che mi aiuta a dormire perché la musica mi tiene troppo sveglio.
- Una canzone che ti ricorda un posto: “Angel” di Robbie Williams, mi ricorda le montagne e le dolomiti che adoro.
- Una canzone che ti descrive: “Centro di gravità permanente” di Franco Battiato.
- Una canzone dal tuo album preferito: “Money”, dall'album “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd.
- Una canzone della tua infanzia: “Master Blaster (Jammin')” di Stevie Wonder.


Grazie per la tua disponibilità, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti.

Ma grazie a te! E' stato un piacere e lunga vita al lupo.

view post Posted: 21/3/2016, 12:25     +3IRAMA - INTERVISTE
Oggi conosciamo meglio Irama, un giovane artista reduce dalla partecipazione all'ultimo Festiva di Sanremo, dove ha presentato la canzone "Cosa resterà" nella categoria Nuove Proposte.

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Innanzitutto grazie per aver accettato di sottoporti a questa intervista.

Grazie a te!


Essendo un volto nuovo nella musica italiana, partiamo subito con una domanda che possa presentarti agli utenti del forum. Come e quando hai deciso di chiamarti Irama? E ha un significato particolare per te questo nome d'arte?

Irama significa ritmo in malese. E' un nome che ho scelto durante il periodo dell'adolescenza avvicinandomi alla realtà street, che è quella dell'hip hop. Peraltro, successivamente, ho scoperto che è l'anagramma del mio secondo nome, quindi mi piace anche pensare che fosse un po' destino.


Qual'è stato il tuo primissimo approccio alla musica? E quali musicisti consideri fondamentali per la tua formazione musicale?

La prima canzone che ho scritto è stata intorno ai sette anni. Poi mi ricordo che l'ho stracciata, non mi faceva impazzire. Ero proprio un bambino. Poi, appunto, sono cresciuto con pane e cantautori. Crescendo mi sono avvicinato all'hip hop, e non ho avuto una preparazione legata all'accademia musicale. Ognuno imparava sulla sua pelle e prendeva spunto dagli altri. Piano piano ho costruito la mia identità crescendo e mi piace pensarla più come un ibrido che appartiene a questi due mondi. Ci sono delle parti che ricordano molto la parte nuda e cruda del rap che trasuda verità, e un'altra che richiama la metafora che è legata ai cantautori, che presenta ritornelli e melodie molto pop.


Il tuo rapporto con la tua terra d'origine influenza la tua formazione artistica?

No, non influenza la mia formazione artistica, anche perché non è la terra e il luogo dove appartengo che influenza la mia formazione artistica. Anzi, quando mi capita di scrivere all'aperto non riesco a scrivere niente. Una volta ero nella bellissima Sardegna e una mattina mi è capitato di svegliarmi prestissimo. Sono andato sulla spiaggia per scrivere ma non ho scritto nemmeno una parola, perché questi paesaggi (come possono essere anche quelli di Monza, dove vivo) ti distraggono, sono troppo belli. Magari c'è un momento in cui assorbi tutta la meraviglia, ti arricchisci interiormente, e poi puoi iniziare a scrivere in un ambiente completamente differente. Quindi, più che un'influenza, la terra d'origine mi ha arricchito.


Dopo un anno di collaborazione con il musicista e produttore musicale Giulio Nenna, hai deciso di presentarti alle selezioni di Sanremo Giovani. Un percorso abbastanza atipico rispetto alla maggior parte dei ragazzi emergenti che tentano sempre più la strada dei talent show. In generale, cosa pensi dei talent show?

Io non ho fatto un talent, Sanremo è Sanremo, perciò ognuno porta la sua musica. Sono arrivato lì incolume, con la mia personalità, con il mio modo di fare musica e il mio modo di raccontarla.
Sinceramente io dei talent non penso, cioè non è che li disprezzo anzi, non disprezzo niente. Però ho scelto un percorso diverso. Secondo me se un artista è valido è valido in qualsiasi posto si trova. Se uno è forte, ha personalità ed è originale può emergere dove vuole. Può arrivare primo, ultimo o a metà percorso di un talent, conta poco, l'importante è che sia un cantante valido.


Per la prima volta, quest'anno i brani delle “Nuove Proposte” hanno avuto maggior visibilità sia grazie alla diretta tv, avvenuta in prima serata su Rai 1 durante la selezione finale, sia grazie alle radio che promuovevano questo evento. Hai riscontrato dei benefici in merito? E come giudichi questo nuovo esperimento?

E' giusto dare spazio ai giovani. La musica è fatta di veterani ma è fatta soprattutto di giovani, come dovrebbe essere in generale in Italia. E' stata una scelta del direttore artistico, Carlo Conti, e secondo me ha fatto un'ottima scelta e gliene sono grato. C'è stato un buon riscontro e questo è sicuramente un aspetto positivo.


“Cosa Resterà” è il brano con il quale sei riuscito a partecipare alla sessantaseiesima edizione del Festival di Sanremo. Nel brano troviamo diversi valori importanti che raccontano un tuo momento difficile. Ti va di raccontarceli?

“Cosa Resterà” è un brano molto introspettivo dove cerco di mettermi a nudo e racconto la mia esperienza e i valori fondamentali, che possono essere quelli della famiglia, quindi anche i rapporti umani. Non siamo fatti per restare soli, questo dice il brano. Poi ci sono tanti aspetti che vanno ad analizzare la canzone più nel profondo. D'altra parte non amo parlare molto della canzone, perché porto dentro di me quella magia che c'è all'interno della canzone stessa. Ognuno è libero di interpretarla. Io quando ascolto una canzone cerco di farla diventare mia, a seconda dello stato d'animo e di quello che provo in quel preciso istante. Per me l'onore più grande è quello di regalare un'emozione ad una persona.


Parlando sempre del Festival di Sanremo, ti sei esibito per la prima volta su un palco così importante e con un orchestra. Come hai vissuto quest'esperienza così importante? Hai qualche aneddoto da raccontarci?

L'ho vissuta bene. Mi sono divertito un casino, anche nelle prove. Poi, secondo me, “Cosa Resterà” si sposa da Dio con il suono dell'orchestra. Mi è piaciuto ed è stato divertente.
Per quanto riguarda l'aneddoto ricordo che una volta ho legato la sciarpa al microfono alla Steven Tyler, perché non sapevo dove metterla. E' stato un momento magico e molto rock. E' stato figo, peccato che c'era poca gente davanti e non ho le prove.


Il 12 febbraio 2016 è uscito il tuo album d'esordio “Irama”. Il disco è composto da otto tracce inedite, tutte scritte di tuo pugno, più una traccia bonus della canzone sanremese in versione acustica. Hai dichiarato che l'album si divide in tre mondi. Ti va di approfondirci questo aspetto?

Come già ho accennato in precedenza mi piace immaginarlo come un ibrido con un incrocio di tre mondi. Sonorità pop al ritornello e strofe che si bilanciano su due mondi, la parte cruda del rap che trasuda verità e l'altra parte che ricerca metafore che ricorda i cantautori. Inoltre si divide anche in due ambiti: c'è un aspetto più sentimentale e un altro aspetto legato più al sociale e al generazionale.
Il disco l'ho chiamato Irama perché ho voluto lasciare spazio a tutte le altre canzoni che vi sono all'interno. E' un modo per entrare nella mia musica e trovo che “Cosa Resterà” non sia la traccia più bella. Certamente è una delle mie preferite, ma non per forza la più bella ed ho preferito lasciare spazio al titolo del disco senza intitolarlo come una canzone. Poi ogni parola che aggiungerei risulterebbe superflua perché l'album va ascoltato.


“Colpa tua” è uno dei brani presenti nel disco. Il ritornello di questa canzone è stato interpretato da Cecilia Stallone. Com'è nata questa collaborazione? E con chi vorresti collaborare in futuro?

La collaborazione con Cecilia è nata grazie ad un'amicizia e lei è una bravissima cantante.
Per quanto riguarda la collaborazione futura non lo so. Sinceramente non mi interessa nulla, ma non per presunzione. Io amo tantissimo gli altri artisti e mi piace molto ascoltare la loro musica, infatti continuo ad ascoltare musica altrui sempre, ogni giorno. Però, per adesso non mi interessa collaborare con altri, ho voglia di rimanere con i piedi per terra e di lavorare tantissimo su di me e su quello che è il mio mondo. Poi, ovviamente, mai dire mai. Magari ci sarà qualche featuring, ma in questo momento non ho questi progetti. Preferisco essere determinato su una cosa, ma soprattutto vorrei approcciarmi ad un featuring in modo differente, non come un'artista emergente.


A proposito di mantenere i piedi per terra. Nel disco c'è una brano che racconta dei tuoi ricordi passati con gli amici, intitolato “Due ore”. Dato che il recente successo ti ha tenuto particolarmente impegnato negli ultimi mesi, hai ancora il tempo di passare qualche momento con i tuoi “vecchi” amici?

Certo! La cosa che preferisco quando ho qualche momento libero è andare a bere qualche birra in compagnia dei miei amici. Trovo che questa cosa sia molto importante. Inoltre, ho la fortuna di avere amici colti, che raccontano, che parlano e che continuano ad arricchirmi giorno dopo giorno. Perciò, per me, non è altro che una fortuna e un piacere ma, soprattutto, serve continuare a confrontarsi e a raccontarsi con le persone. Sicuramente ho meno tempo libero rispetto al passato, in quanto sono molto concentrato sul mio lavoro, che poi il mio lavoro è il mio più grande amore.
In ogni caso, quando ne ho la possibilità, ho sempre del tempo da ritagliare per i miei amici.


Ora una piccola curiosità. Non possiamo non notare le piume che ormai ti identificano e sono parte del tuo essere. Rappresentano un significato particolare?

Non fanno parte della mia cultura, come gli indiani dal capo chiumato. Ci sono cose che fanno parte di una cultura e cose che fanno parte di una persona. Per me le piume son un'identità, non un personaggio. Fanno parte della mia persona.


Hai appena terminato l'instore tour. Ora quali saranno i tuoi progetti futuri? Ci sarà un nuovo singolo estratto dal tuo album?

Sicuramente ci sarà un nuovo singolo. Per quanto riguarda i progetti futuri, tra poco ho l'ultimo instore tour a Pescara, l'ultimo che ho aggiunto, che dovrebbe esserci lunedì 21 marzo. L'ho aggiunto anche per spostarmi verso il centro Italia, per accontentare tutti i fans.
Ho fatto un live da poco a Udine, aprendo il concerto di due miei amici, ossia due bravissimi artisti come Benji e Fede, dove erano presenti circa tremila persone.
Ho perennemente aggiornata la mia pagina facebook e ci tengo a controllarla, custodirla e scriverla io, soprattutto perché penso che il rapporto diretto con le persone sia di fondamentale importanza.


Questo è un giochino che proponiamo ai nostri intervistati, se vogliamo. Ti va di farlo per farti conoscere meglio dai nostri utenti attraverso la musica?

-La tua canzone preferita: L'Avvelenata di Guccini
-Una canzone che ti commuove: L'una per te di Vasco Rossi
-Una canzone che ti fa ballare: Tous les mêmes di Stromae
-Una canzone che ti aiuta a dormire: Marzullo, scherzo ovviamente. Non lo so, prima dormivo con la musica. Adesso non ho idea.
-Una canzone che ti ricorda un posto: Ora non ricordo con precisione il titolo della canzone. Comunque tutto l'album “Nouveau Monde” di La Fouine, perché l'ho ascoltato tutto in Sardegna e mi ricorda quel viaggio.
-Una canzone che ti descrive: Cosa Resterà di Irama
-Una canzone dal tuo album preferito: Coda di lupo di Fabrizio De Andrè, dall'album “Rimini”.
-Una canzone della tua infanzia: Carlo Martello di Fabrizio De Andrè.


Grazie per la tua disponibilità e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti:

Grazie mille, altrettanto!

view post Posted: 13/3/2016, 18:03     +3IRENE GHIOTTO - INTERVISTE

Irene-Ghiotto



Innanzitutto, grazie per aver accettato di sottoporti a questa intervista.

Grazie a te di avermi invitata.


Partiamo dal principio. Come e quando ti sei avvicinata alla musica? Qual è stata la tua formazione musicale?

Ho cominciato ad interessarmi di musica sin da quando ero molto piccola, però come ascoltatrice. In casa avevo un sacco di dischi, di vinili, di musicassette, quindi in casa mia di musica se n'è ascoltata sempre tanta. Durante l'adolescenza ho iniziato a praticarla, quindi avevo una chitarra classica perché mia madre la strimpellava sempre. Io ho iniziato proprio ad accompagnarmi così, imparando da autodidatta. E da lì poi la passione è diventata sempre più forte, quindi ho iniziato ad entrare in qualche gruppo, in qualche band, di quelle classiche, scolastiche, adolescenziali. Suonavo il basso. Poi ho iniziato anche a cantare ed ho preso lezioni di canto per la prima volta a 17 anni. Fondamentalmente sono un'autodidatta dal punto di vista strumentale. In breve l'evoluzione è avvenuta iniziando a scrivere in italiano per poi portare i miei pezzi con un gruppo che si chiama "Pensiero Zero", ossia il mio primo gruppo musicale, indipendente. Successivamente le cose sono cambiate. Ho scelto di suonare da sola, scrivere i miei pezzi, produrmeli e sono arrivata sin qui, con tutte le esperienze che ci sono state nel mezzo.


La tua prima apparizione in tv è avvenuta nel 2011, partecipando al talent musicale "Star Academy". Che esperienza è stata e cosa pensi dei talent show in generale?

L'esperienza di Star Academy è stata personalmente e umanamente molto profonda e bella. Per quanto mi riguarda era la prima volta che provavo a fare un'esperienza così grande come quella di una diretta in tv. Purtroppo, come ben sapete, questo programma è stato chiuso prematuramente perché la Rai ha deciso di bloccarlo. Ufficialmente per mancanza di ascolti ma, secondo me, le ragioni sono state diverse, più profonde. Ed è stato un vero peccato non poter sfruttare al meglio questa esperienza. I talent sono un'occasione che una persona non si aspetterebbe mai che possa capitare, e penso di parlare anche per tutti gli altri partecipanti. Comunque è stata un'esperienza formativa. Ho imparato ad esibirmi con un tacco dodici, a camminare e a muovermi sul palco con disinvoltura e a reggere la pressione di una diretta televisiva. Questo mi ha aiutato tantissimo anche per l'esperienza che poi ho fatto a Sanremo. Ho partecipato a questo talent perché avevo caricato un mio video di una cover sul sito della Rai, nella sezione degli spettacoli, quindi sono stata contattata dagli autori di Star Academy. Non mi sono proposta personalmente ai provini ma sono stata chiamata, quindi è stato un percorso un pò particolare. Tuttavia credo che il talent possa essere sfruttato come promozione del proprio talento e della propria musica. Non sono contraria a priori ai talent. Sono degli spettacoli molto belli da vedere per il pubblico. Chiaramente, analizzando nello specifico le conseguenze di questo processo di modificazione e del modo di vivere e di scrivere la musica, allora lì ci sono delle critiche da fare. Però bisognerebbe aprire una parentesi, dovremmo stare qui a parlarne per due ore. Comunque io ho partecipato ad un talent, mi sono divertita, mi è piaciuto, mi piace cantare cover, e penso che se uno ha qualcosa da dire ed ha la propria musica da portare avanti, lo spettacolo del talent show sia comunque una bella vetrina per chi vuole fare musica. Ovviamente deve esserci della sostanza.


Dopo due tentativi avvenuti negli anni precedenti, grazie al percorso di Area Sanremo, nel 2013 hai avuto l'occasione di partecipare al Festival di Sanremo nella categoria “Nuove proposte” con il brano ''Baciami?''. Raccontaci la tua esperienza.

L'esperienza è stata molto forte. Ti trovi a fare un sacco di audizioni, con molte persone che vi partecipano che sono molto brave e competenti, che ho conosciuto e con cui intrattengo ancora delle forti amicizie. Quindi devi confrontarti con gli altri e devi tirar fuori tutto quello che hai, il massimo delle possibilità espressive, umane e professionali. Ho un bellissimo ricordo di quel periodo, perché ho vissuto quell'esperienza in maniera serena. Per la prima volta in vita mia non avevo fatto i conti con quello che sarebbe potuto succedere se mi avessero presa. L'ho fatto per farlo, per inglobare dentro di me quell'esperienza. La speranza di poter fare il Festival c'è sempre, altrimenti uno neanche si propone. In realtà ero serena e l'aver abbassato un po' le aspettative di quello che sarebbe potuto succedere ha aiutato tanto, perché non avevo paletti né umani, né psicologici, né artistici. Ho proposto quello che volevo senza che ci fossero di mezzo degli ostacoli e questo probabilmente è anche stato recepito dal pubblico. Inoltre essere andata a cantare su quel palco è un'esperienza che mi porterò sempre dentro. E' una cosa che non dimenticherò mai di aver fatto. Un'esperienza che mi ha fatto provare un sacco di terrore, ma dopo averla fatta e superata mi ha dato la forza di dire che ce l'ho fatta, che posso andare avanti, dandomi la speranza che cantare possa davvero essere il mio lavoro, la mia strada.


Sempre parlando del brano "Baciami?" hai dichiarato che durante la penultima audizione di Area Sanremo, la giuria ti aveva comunicato di non gradire il ritornello proposto. Poi, sul treno, hai scritto di getto il nuovo ritornello e sappiamo com'è andata a finire. Sei sempre riuscita a reagire positivamente alle critiche ricevute durante la tua carriera musicale?

Mi piacerebbe rispondere sì, ma non è sempre stato così. Ci sono state delle critiche che mi hanno provocato rabbia e dolore facendomi sedere su me stessa. Dipende come sei predisposto nei confronti della critica ma, soprattutto, anche l'impressione che hai di chi ti critica. Se dietro quella critica ricevuta c'è un po' di amore e ti sembra possa essere fatta per il tuo bene è sicuramente utile. Non credo molto nella critica costruttiva, ossia credo che per principio la critica distrugga qualche certezza e sei tu cantante che costruisci da quella critica. Successivamente ho scoperto che anche ad altri partecipanti erano state mosse altre critiche, ad esempio cambia la strofa, cambia il ritornello ecc. Tre anni fa quella commissione di Area Sanremo era abbastanza attenta anche alla parte formativa degli interpreti e dei cantautori, ed è sicuramente una cosa positiva. Piuttosto di dire sì o no oppure pollice alto o pollice basso, se non altro con quei commenti potevi tornare a casa con qualcosa su cui lavorare, anche in caso di esito negativo. Perciò tanti hanno ricevuto questo tipo di considerazioni e bisognava scegliere se metterle in atto, dimostrando di avere anche la capacità di cambiare idea, oppure dimostrare forza e restare con la propria idea originale. Credo che questo sia il dilemma di tutti. In questo specifico caso ho scelto di provare a cambiare in quanto mi rendevo conto di avere una canzone con un bel potenziale ma con un ritornello che ammetto di aver curato poco, perché mi ero fidata troppo della mia idea senza analizzarla da fuori. Quando ho capito che poteva essere migliorata ho accettato la critica ed ho cambiato il ritornello. Un bel rischio perché potevo anche peggiorarlo ma non è stato così.


Nel 2015 hai collaborato insieme a Fabio Cinti, fondando un nuovo progetto musicale intitolato "Marvis". Com'è nata questa collaborazione e parlaci di questo progetto.

Io e Fabio ci siamo conosciuti tre anni fa per via di un amico comune, Carlo Carcano, che è stato il produttore artistico del mio primo Ep "Irene Ghiotto". Fabio aveva il desiderio di costruire un progetto di musica in lingua inglese, che potesse andare a scalfire e allargare i confini del cantautorato italiano. Quindi avere una musica più internazionale sia come produzione che come scrittura. Ci siamo conosciuti proprio in quel periodo in cui lui voleva realizzare questo progetto e abbiamo coscritto questi pezzi che poi sono andati a finire nel disco che è uscito e che uscirà anche adesso nei digital store. E' stata una collaborazione fruttuosa perché entrambi ci siamo "costretti" ad uscire dai nostri canoni per abbracciare anche le capacità e la predisposizione dell'altro. E' difficile scrivere insieme ad altri se non sei abituato a farlo. Devi saper mediare, devi saper cambiare idea e avere amore nei confronti delle idee altrui. Questa esperienza mi ha insegnato tantissimo anche per poi riportare quello che ho fatto nelle esperienze che farò da solista.


Alcuni mesi fa hai partecipato al Premio Bianca D'Aponte riscuotendo grande successo. Con il brano "La filastrocca della sera" non solo hai vinto l'XI edizione di questo ambito premio, ma anche la targa "Miglior composizione" e il premio "Musica e Dintorni". Raccontaci di questa importante esperienza e che significato ha per te questo premio che è rivolto a sole cantautrici donne?

La soddisfazione più grande che ho avuto è stata quella di essere inserita all'interno di un contesto in cui la musica d'autore assume una grandissima importanza e,soprattutto, la musica del cantautorato femminile. Le donne hanno un modo particolare di scrivere perché la sensibilità femminile ha un suo tocco, un suo dono, pur nelle differenze soggettive. L'esperienza è stata bella nonostante fossimo tutte donne. Sai le donne hanno un carattere forte, si usa anche l'espressione “prime donne” ma, in realtà, siamo state molto collaborative e con alcune ragazze ho instaurato un'amicizia che dura nel tempo. Ad esempio con Giulia Olivari, che è una cantautrice di Bologna, ho suonato a febbraio al "Bravo Caffè" che è un locale di Bologna. In quell'occasione lei stava presentando il suo Ep e io sono andata a suonare i miei pezzi nella sua serata. La cosa positiva è quella di aver incontrato dei talenti con i quali proseguire delle collaborazioni. L'ambiente è stato stupendo grazie a Gaetano D'Aponte e alla moglie, i quali portano avanti questo progetto con molta forza ed energia, infondendo energia positiva a tutte noi partecipanti. Ovviamente non mi aspettavo di portarmi a casa tre premi, sinceramente. Già per indole parto sempre con la coda bassa e non mi aspettavo di vincere, figurati di vincere tre premi. Quella è la sensazione massima. In generale, per quanto riguarda il contesto, anche se non avessi vinto sarebbe stata comunque un'esperienza molto positiva, quindi bravi agli organizzatori.


Dopo il tuo EP "Irene Ghiotto" pubblicato nel 2013, il 22 gennaio di quest'anno è uscito il tuo primo disco "Pop simpatico con venature tragiche". Come mai questo titolo?

Il titolo è didascalico. Racconta quello che uno va ad ascoltare. Infatti, i brani si alternano e sono una specie di doppia faccia di un'unica medaglia. Da una parte c'è il pop simpatico dove evince la forza della ritmica e della melodia, dall'altra parte ci sono dei pezzi abbastanza forti, riflessivi e intimi. E' un titolo provvisorio che avevo dato ai miei pezzi e al progetto che riguardava il mio disco e, con il passare del tempo, mi sono affezionata a quest'espressione riferendola al mio progetto, tra me e me. Allora ho pensato che questo titolo merita di essere portato alla luce, che tutti possano chiamare così questi brani. Perciò i brani hanno questa doppia anima: la tragicità e la simpatia. Questo tragicomico su cui va a bilanciarsi l'emozione.


Tutto ciò che hai detto viene sottolineato anche dalla copertina del disco, giusto?

Si, è vero. Quella copertina lì è stata creata con un lavoro di glitch art, cioè l'immagine è stata processata attraverso "Audacity", un programma di editing e di file audio. Quindi quella distorsione della faccia è una traccia della mia voce che è stata inserita all'interno della mia immagine. Trovo che sia un'idea bellissima e non smetterò mai di ringraziare coloro che l'hanno ideata e costruita. La copertina rende l'idea di quello che io ho scritto nel mio album ed è molto coerente con il mio mondo.


Ascoltando questo disco notiamo che le canzoni presenti nell'album, 10 in totale, sono costruite da sole utilizzando la loop station. Come mai questa scelta? Ti sei ispirata a qualche artista in particolare?

Innanzitutto la loop station la usano in tanti da diverso tempo, soprattutto dal vivo è fin troppo usata e ormai siamo saturi di loop station. Ho comunque fatto questa scelta perché mi interessava produrre ed arrangiare da sola i pezzi, quindi riuscire a farli di persona, con il mio corpo. Ad esempio quello che potrebbe essere stato suonato da un batterista è stato fatto con uno schiocco di dita, utilizzando la bocca, i denti, il soffio. Ho preso il principio del loop ritmico per costruire degli arrangiamenti che poi sono anche più complessi di quello che potresti fare semplicemente con la loop station stessa. Ci sono tantissimi artisti, anche non italiani, che lavorano con la loop station, ma mi sembrava originale prendere quel meccanismo per costruire tutti i pezzi e far si che il mio corpo sia lo scheletro ritmico dei miei brani. Il principio è quello che le canzoni dovevano essere suonate da me, dal mio corpo. E' personale, quei brani parlano di me. Ascoltate i miei brani e sono proprio io, in tutti i sensi.


Come tu stessa hai appena dichiarato, molti artisti usano la loop station per i loro live. Tu, invece, puoi anche utilizzare la loop station ma non sei sola sul palco, esatto?

Esatto. Ho fatto la scelta di portare nei live altre 4 persone: tre coriste e una violoncellista. Il disco è costruito su una struttura corale. Ci sono tantissimi cori e armonizzazioni. Mi piaceva l'idea di costruire ogni volta, anche perché dopo due/tre brani eseguiti utilizzando la loop station diventa anche un po' pesante l'ascolto. Invece, se hai una vera interazione, reale, fisica e quando ci sono più persone che interagiscono su quel palco, si crea sempre quel qualcosa di magico. Ho fatto questa scelta, anche se coraggiosa in quanto i cachet che puoi chiedere sono ovviamente ridotti. Perciò scegli di portare uno spettacolo molto bello facendo dei sacrifici economici. Però va bene, perché sono più interessata al risultato e all'emozione da trasmettere al pubblico rispetto a tutto il resto e riscontro che questa cosa sia gradita dal pubblico stesso.


Oltre alla musica, hai dichiarato che stai scrivendo un "libricino" intitolato "Manuale tascabile per cantanti indisciplinati". Ti va di svelarci qualcosa a riguardo?

Sì. Sono dieci anni che insegno canto ed è un percorso parallelo a quello della composizione. Ci sono degli interscambi tra le due cose, perché lavorare con gli altri sulla voce, sulle canzoni e suonare ogni giorno ti porta ad avere un sacco di feedback rispetto alle cose che fai tu. E lavorando con tanti cantanti diversi ogni anno ho capito che avevo la necessità di provare a scrivere, in un libricino molto piccolo, alcuni consigli veramente pratici e anche simpatici rispetto ai possibili problemi che un cantante giovane e inesperto può riscontrare volendosi approcciare anche da autodidatta. La tecnica vocale serve soprattutto per guidare la voce in modo da non farsi male, però bisogna stare attenti a bilanciare bene ciò che è igienicamente importante da fare per la voce, ma far si che sia anche bello a livello espressivo. Spesso i cantanti hanno due piedi in due scarpe diverse e non sanno bene che strada prendere. Quindi ho pensato di scrivere questo manualetto che spero venga pubblicato presto. E' molto breve ed è una lettura da bagno, come spesso lo definisco, nel senso che si può benissimo leggere un capitolo oggi e un capitolo tra una settimana. Ed è un invito a prendere la propria voce sul serio e, nel caso di un'autodidatta, l'invito è quello di assumersi la responsabilità di quello che si sta facendo e cercare di essere coscienti dei propri mezzi e delle proprie capacità.


Quali sono i tuoi progetti futuri?

Nel futuro imminente è suonare tanto. Adesso sto ampliando il mio calendario di date, infatti uscirà il banner di facebook, e sul sito una serie di date nuove. Per la prima volta riesco a venire anche al sud. Io sono veneta, l'Italia è lunghissima e ci sarà un bel pò di strada da fare. Inoltre devo girare il video del secondo singolo che uscirà a breve. Quindi fino all'estate di quest'anno sarò al lavoro con tante novità. Poi ho iniziato anche a scrivere, seppur l'abbia sempre fatto anche mentre registravo, ma adesso ho iniziato a farlo pesantemente in vista del nuovo disco. Immagino di non aspettare altri tre anni per il prossimo album.


Questo è un giochino che proponiamo ai nostri intervistati, se vogliono. Ti va di farlo per farti conoscere meglio dai nostri utenti attraverso la musica?

- Una canzone dal tuo album preferito: “Laura Mvula - Sing to the Moon” (dall'Album "Sing to the Moon")
- Una canzone che ti commuove: “Eddie Vedder - Society”
- Una canzone che ti fa ballare: “James Brown - I Feel Good” (Vado sul classico, ma quando ascolto questa canzone non riesco a tenermi ferma)
- Una canzone che ti aiuta a dormire: “Damien Jurado - Silver Timothy”
- Una canzone che ti ricorda un posto: “Lene Marlin - Unforgivable Sinner” (Mi ricorda un luogo sia mentale che fisico che è la scuola. Mi ricorda la mia adolescenza)
- Una canzone che ti descrive: “Max Gazzè - Cara Valentina”
- Una canzone della tua infanzia: “Marco Masini - Ci vorrebbe il mare” e “883 - Nessun rimpianto” (Non avrei mai pensato di rispondere con queste due canzoni. Sono i pezzi che ascoltava mia madre e quindi li associo alla mia infanzia. Fondamentalmente sei soggetto al gusto musicale della tua famiglia e di quello che ti fanno ascoltare gli altri. Ormai non seguo più questi due cantautori, pur sapendo che hanno avuto e che hanno ancora una splendida carriera però, se fossi stata adulta all'epoca non so se mi sarebbero piaciuti. Da bambina mi piacevano, forse perché era già presente in me quel lato tragico che ho descritto nel mio ultimo disco, che mi fa amare anche le cose tristi, profonde e generazionali.)


Grazie per la tua disponibilità, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti

view post Posted: 11/3/2016, 21:06     +1IL SALOTTO DEL MUSICAL DUETS 4 - MUSICAL_DUETS 4
Grazie Niko, ho modificato.

Emm, si pure noi proponiamo lì.
view post Posted: 7/3/2016, 19:51     +2IL SALOTTO DEL MUSICAL DUETS 4 - MUSICAL_DUETS 4
Eccoci al nuovo contest di Musicalmente. Per l'occasione ritorna dopo qualche anno il Musical_Duets, che eleggerà il miglior duetto.

La Commissione sarà formata da me, Emm, Error e Raggiodisole.

A voi per eventuali domande e/o commenti.
462 replies since 9/4/2007