ERICA MOU, Intervista by Error

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Vincenzo Magnusson
view post Posted on 4/4/2016, 20:17 by: Vincenzo Magnusson     +1   +1   -1

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Oggi scambiamo quattro chiacchiere con una giovane cantautrice già nota al grande pubblico per una partecipazione al Festival di Sanremo e per varie collaborazioni per colonne sonore: Erica Mou.

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Innanzitutto grazie per aver accettato di sottoporti a questa intervista.

Grazie a voi!


Qual'è stata la tua formazione musicale? Cos'hai studiato per formarti come cantautrice e quali sono state le tue “influenze” musicali?

Io ho studiato canto, e lo studio tutt'ora da vent'anni. Ho iniziato quando avevo cinque anni, quindi un amore sbocciato sin dall'infanzia. Il canto è una materia incredibile dove non si finisce mai di imparare e di approfondire. Ho studiato chitarra classica per diversi anni e da bambina ho anche studiato pianoforte. Perciò ho sempre bazzicato gli studi musicali anche se non riesco ancora a definirmi una chitarrista. Ho sempre studiato ma, soprattutto, ho sempre suonato a casa e in giro, anche perché la vera formazione musicale sono stati i concerti che mi hanno fatta crescere tantissimo. Sono cresciuta molto ascoltando anche la musica altrui, dai cantautori alle band. In realtà ascolto tutt'ora tanta musica e sono sempre in cerca di scoprire nuove novità musicali.


Il tuo rapporto con la terra d'origine influenza la tua produzione artistica?

Sì, tantissimo. Parlo della mia terra proprio nel mio ultimo album pubblicato, intitolato “Tienimi il posto”. Questo disco racconta di separazioni, e una di queste è proprio dalla mia terra d'origine. Già nelle canzoni pubblicate in precedenza c'era questa intenzione, a volte le canzoni anticipano quello che in realtà provo in quel momento, ma la decisione è stata presa mentre lavoravo al disco. Sentivo il bisogno di staccarmi dalla mia terra, anche per la troppa influenza che ha su di me. Mi ha influenzato molto sulle cose che ho scritto in passato e ho voluto iniziare un percorso in maniera indipendente, nel senso di indipendenza personale non musicale. Per fare questo dovevo allontanarmi dalla mia terra e, soprattutto, dal mare, un elemento che ha una forte influenza su di me ed è stato centrale in tutti i brani che ho scritto prima di questo disco.


Nel 2012 hai partecipato al Festival di Sanremo nella sezione “Sanremo Social” con il brano “Nella vasca da bagno del tempo”, ricevendo due notevoli riconoscimenti: il premio della critica Mia Martini e il premio Sala Stampa Radio Tv. Che esperienza è stata quella di cantare per la prima volta con un orchestra e se puoi raccontarci qualche aneddoto particolare a riguardo.

Non era tanto l'orchestra, ma quell'orchestra, quel palco, quel sogno. Desideravo diventare una cantante da quando avevo 5 anni, quindi è stata un'esperienza da sogno che mi sono goduta. Sono stata fortunata perché ho vissuto quest'esperienza con grande tranquillità, senza l'ansia di vincere in quanto era tutto così irreale e così bello che andava vissuto così.
Per quanto riguarda l'aneddoto devo ammettere che ce ne sono stati diversi. Uno carino che mi è appena venuto in mente riguarda proprio l'orchestra. Avevo un direttore d'orchestra fantastico, ossia Danilo Minotti. Il mio grande terrore consisteva nel fatto che il pezzo lo cominciavo io chitarra e voce, ma lo iniziavo su una sequenza, per questo motivo dovevo iniziare precisamente in un punto altrimenti poi l'orchestra sarebbe andata fuori tempo. Praticamente davo il tempo per tutta l'orchestra e nelle orecchie avevo il metronomo per partire con la canzone. Il mio fonico di allora mi fece un regalo stupendo. Anziché avere un metronomo classico che batteva semplicemente “one, two, three” questo metronomo aveva la voce metallica del computer che mi diceva “Erica, sei pronta? Vai!”. Quindi nelle orecchie avevo sempre questa frase che mi faceva sempre partire con il sorriso perché mi veniva proprio da ridere. Questo aneddoto mi aiuta ancora adesso a sconfiggere la paura quando devo iniziare io stessa un pezzo.


Con Sanremo hai ottenuto una grande visibilità, ma già in precedenza eri conosciuta nel panorama musicale emergente italiano. Ed eri conosciuta anche nel nostro piccolo forum, il quale organizza ogni anno un contest riguardante la musica emergente, italiana ed internazionale. Nel 2011 ha partecipato proprio al Musicalmente Brand New, classificandoti al secondo posto nella categoria donne con il brano “E'”. Cosa pensi dei contest come il nostro?

Penso che ci siano molti ascoltatori che, come voi, hanno voglia di scoprire musica nuova, il che è stupendo. Sono gli appassionati che ti fanno emergere. Certo, ovviamente nel 2012 sono andata a Sanremo ma, anche se non avessi partecipato, la mia carriera sarebbe comunque andata avanti. Non è necessario quel tipo di attenzione per trovare delle orecchie che possano ascoltarti. Iniziative come le vostre sono belle. In primis perché, se non sbaglio, non sono contest che fanno scaturire competizione ma sono semplici apprezzamenti di persone che sono appassionate di musica. Penso che tutti l'abbiamo sempre fatto, sin da ragazzini. Ad esempio tu scopri un musicista e lo passi al tuo compagno di banco e ai tuoi amici, ed è questo lo spirito con cui la musica si diffonde nella maniera più radicata. Poi è ovvio che si diffonde anche in altre maniere, ma aver scoperto personalmente un artista fa in modo che si possa instaurare un rapporto uno ad uno tra ascoltatore e musicista. Almeno per me funziona così.


Dopo due dischi pubblicati con l'etichetta “Sugar” il 4 settembre 2015 è uscito il tuo primo disco da indipendente intitolato “Tienimi il Posto”. Parlaci di questo disco.

Sugar è un'etichetta indipendente, anche se ovviamente è una grande etichetta. Inoltre avevo già lavorato con un'etichetta indipendente prima dei due dischi con la Sugar, che alla fine è la stessa etichetta con la quale ho pubblicato il disco “Tienimi il posto”. Il disco che avevo registrato nel 2009 con l'etichetta Auand Records non è mai stato pubblicato. Avevo voglia di tornare alle origini perché, inconsapevolmente, “Tienimi il posto” è un disco di chiusura e che preannuncia un nuovo inizio. Già il disco “Contro le onde” prevedeva questo giro di boa, perché era un album tutto basato sul fatto che stavano arrivando delle grandi sfide. Fondamentalmente il senso di quel disco era quello di andare a vedere dove cadono i fulmini. Invece in “Tienimi il posto” il senso era quello di essere consapevole di queste sfide e di andare ad affrontarle personalmente. Poi volevo tornare indipendente e riprendere in mano le sonorità in prima persona insieme ai miei musicisti, soprattutto per capire cosa potesse piacermi della produzione artistica. In questo disco ho appunto capito cosa rifarei e cosa non rifarei nei miei prossimi lavori. E' un disco di chiusura nei confronti del passato, ma che segna l'inizio di una vita adulta. La cosa straordinaria che mi terrà legata sentimentalmente a questo disco è che tutti gli avvenimenti accadevano mentre lo registravo, quindi è andato ad incastrare in un periodo complicato della mia vita che, nonostante tutto, mi ha consentito di registrarlo, di pubblicarlo, di suonarlo in tour ed ogni volta è una liberazione pazzesca.


Questo disco, come già hai dichiarato, parla di separazione. Il tutto viene sottolineato anche dalla cover del disco. Come nasce questa copertina?

La copertina è stata realizzata da Paolo Troilo, un pittore che avevo conosciuto nel 2010 mentre ero in tour. Ero in Toscana e mi sono recata ad una mostra, dove c'erano questi suoi quadri che mi avevano notevolmente colpita, di conseguenza mi sono segnata questo nome. Nel frattempo lui ha continuato la sua brillante carriera, infatti espone in tutto il mondo . Quando dovevamo decidere la grafica di “Tienimi il posto”, il mio discografico, anch'esso fan di Troilo, mi ha proposto di contattarlo. Tramite un giro assurdo sono riuscita ad ottenere il suo contatto telefonico e sono finalmente riuscita a rintracciarlo. Dopo aver ascoltato il mio album, che ha decisamente apprezzato, Paolo ha deciso di realizzare una tela che potesse descrivere perfettamente lo spirito di tutto il cd. Per questo ho accettato questo suo regalo e la foto della copertina del disco è, appunto, questa sua tela. Sono rimasta colpita dalla tela specie quando ho notato la proporzione che c'era tra la sedia e la figura femminile. ILa sedia è molto più grande della donna e tutto ciò descrive perfettamente quanto sia difficile e necessario per la donna abbandonare quella sedia. E' un salto da una sicurezza, perfettamente descritto dall'immagine.


Una delle tracce che parla appunto di questo salto da una sicurezza è “Indispensabile”. Come nasce questo brano?

Questa canzone, come molte altre canzoni del disco, nasce dalla separazione da mia madre che è venuta a mancare poco prima che io cominciassi a registrare. Ho vissuto tutta una vita provando un amore smisurato nei confronti di mia madre. Era sorprendente, sconcertante, terrificante e bello allo stesso tempo vedere che, nonostante tutto, la mia vita stava andando avanti anche senza di lei. Allora mi sono resa conto che non serve proprio niente per vivere. E' molto pericoloso per me raccontare questa canzone perché non credo di riuscire a raccontare perfettamente il sentimento che c'è dietro. In realtà, al di la del vero motivo, tutti in un certo momento della vita si ritrovano davanti alla riflessione del tipo “come sto facendo ad andare avanti nonostante tutto?”. E la risposta è proprio quella che non serve niente, perché le cose che non servono sono preziose. Questa è la riflessione che c'è dietro la canzone, che nasce dopo questo avvenimento che ho vissuto ma che ho ritrovato in tanti altri aspetti della mia vita. Quando una cosa non è necessaria allora vuol dire che ha un suo forte valore, altrimenti vivremmo solo di cose utili e non sarebbero belle.


L'estate scorsa sui social hai pubblicato tredici video dove svelavi il titolo delle tredici tracce presenti nell'album. In questi video hai scelto di riprendere alcuni momenti della tua vita che, oltre ad essere estremamente reali e semplici, sono anche imperfetti e simpatici. Pensi che le cose belle, divertenti e semplici sono quelle meno perfette?

Sì, infatti nel disco c'è “Biscotti rotti” che è l'esaltazione di questa imperfezione. Io ne faccio una poetica, cioè la mia ispirazione da sempre la ricerco nelle cose piccole, semplici e quotidiane che poi sono sempre metafora di qualcosa di più grande. A volte questo può essere frainteso, perché qualcuno può pensare che stia facendo una canzone su dei biscotti, invece uso queste cose come metafore per parlare di altro, per quanto ritengo che non ci sarebbe niente di male a scrivere una canzone che parli solo di biscotti.


Nel corso della tua carriera le tue canzoni sono state scelte diverse volte come colonne sonore per diversi film. Qual'è il tuo rapporto con il cinema?

Io sono una fruitrice pazzesca del cinema. Ci sono periodi della vita in cui se non vedo un film al giorno sto male, e periodi in cui non ho il tempo di farlo. Credo che questo rapporto con il cinema venga alimentato dal fatto che compongo le mie canzoni partendo sempre da delle immagini concrete ed è un'ispirazione quasi sempre tridimensionale, o comunque visiva. Credo che questa aspetto mi abbia portato a lavorare con dei registi che immagino abbiano lo stesso tipo di ispirazione, partendo dal concreto che si alimenta di immagini come le canzoni.


Di recente hai collaborato con Chiara Gamberale, scrivendo il brano “Adesso”. Parlaci di questa collaborazione e con chi ti piacerebbe collaborare in futuro.

Io e Chiara siamo amiche, anzi, siamo diventate amiche grazie ai nostri mestieri. Io ho letto quasi tutti i suoi romanzi e lei ha ascoltato i miei dischi, perciò ci stimiamo reciprocamente e negli anni ci siamo ritrovate a scambiarci opinioni. Questa collaborazione è nata quando lei mi ha inviato la bozza del libro poco prima del periodo natalizio e mi ha chiesto se fossi ispirata da questo romanzo in quanto voleva realizzare un book trailer e voleva una colonna sonora più che una canzone che si legasse al romanzo. Io l'ho letto, mi è piaciuto molto e sono andata a casa sua. Con un piatto di sushi, una bottiglia di vino bianco e una chitarra abbiamo scritto questa canzone. Per quanto mi riguarda è stato un esperimento inedito perché ho scritto il testo della canzone ma attingendo da un secchio di parole che non erano le mie. Erano una serie di suggestioni di Chiara, che è una scrittrice fantastica. Era delicato maneggiare questo materiale, per questo ho sentito il bisogno di finire con lei questa canzone e sono molto contenta del risultato. Il brano è stato registrato in maniera molto semplice, è stato arrangiato con un barattolo di pasta usandoto come shaker e poi c'è il violino suonato Rodrigo D'Erasmo, violinista degli Afterhours, e grande amico di Chiara.
Non saprei con chi mi piacerebbe collaborare in futuro, perché è tutto così imprevedibile. Ad esempio pochi mesi fa non avrei mai detto che in futuro avrei collaborato con una scrittrice, quindi non ne ho la più pallida idea idea. Di sicuro il mio mestiere mi permette di incontrare e conoscere tante belle persone.


Quali sono i progetti futuri?

Adesso c'è il tour invernale, anche se è quasi terminato. Poi da fine maggio inizierò il tour estivo che avrà una piccola variazione rispetto al tour invernale. Sarà sempre acustico, però ci sarà un'aggiunta e nel frattempo ci stiamo lavorando. Intanto sto scrivendo molto, diciamo che è un periodo di grande ispirazione e sto sistemando un po' le cose che ho scritto dall'uscita del disco “Tienimi il posto” ad adesso, perché mentre sei in tour e a casa ti vengono delle idee, però bisogna sistemarle. Approfitto di questa pausa tra i due tour per lavorare sul nuovo materiale perché penso di aver altro da dire in tempi brevi.


Questo è un giochino che proponiamo ai nostri intervistati, se vogliono. Ti va di farlo per farti conoscere meglio dai nostri utenti attraverso la musica?

- La tua canzone preferita in questo momento: Devendra Banhart - Mi Negrita
- Una canzone che ti commuove: Sergio Endrigo - Aria di neve
- Una canzone che ti fa ballare: Alt-J - Taro
- Una canzone che ti ricorda un posto particolare: Parlami d'amore Mariù – Vittorio De Sica
- Una canzone che ti descrive: Emiliana Torrini - Sunny Road
- Una canzone dal tuo album preferito: Nick Drake - Saturday Sun (dall'album “Five Leaves Left”)
- Una canzone della tua infanzia: Enzo Jannacci - Passaggio a livello


Grazie per la tua disponibilità, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti.

Crepi il lupo. Grazie assai! Tra l'altro ho letto la vostra recensione del disco veramente bellissima, grazie!

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Edited by Error3 - 4/4/2016, 23:01
 
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